mercoledì 1 settembre 2010

Per qualche dollaro in più

martedi 31 agosto 2010 - Politically correct

Nel rivedere Gheddafi sul suolo italico, l’immagine che sovviene alla memoria è il baciamano che il “nostro” presidente del Consiglio fece all’amico libico al summit della Lega Araba nel marzo di quest’anno e in quell’atto e con quell’atto veniva confermata l’idea che l’Italia stava andando alla deriva.
E’ vero che la “pace” fra Italia e Libia, dopo i torti subiti da entrambi i popoli, é merito di Berlusconi, che è riuscito là dove altri presidenti avevano fallito; è vero anche che, grazie all’accordo tra i due capi di stato, tanti derelitti, uomini, donne e bambini, sulla rotta della sofferenza, invece di arenarsi sulle nostre coste, vanno a morire nel deserto libico, senza alcun aiuto umano degno di nazioni civili. Ma è anche vero che non si può dare vita allo show di questi giorni, rifiutando dignità, coerenza e principi, solo per affari e per un dio denaro che ci dovrebbe rendere più felici e più ricchi di effimeri contenuti.
Siamo stati in balia del circo barnum con i suoi cavalli, le sue tende, i suoi paludamenti, le sue hostess, ricevendo lezioni di religione, di libertà e di democrazia, senza muovere ciglio, anzi lasciando la scena europea al nostro “benefattore” che ha potuto predicare con le parole: “se bisogna credere in una sola fede, questa è l'Islam perchè Maometto è stato l'ultimo dei profeti e quindi è quello da seguire”.
Ci si potrebbe chiedere: a quale politico di paese di tradizione cristiana sarebbe concesso di esprimersi così, in un paese di tradizione islamica? Credo non verrebbe in mente ad alcuno, non tanto per l’immediata interdizione, ma soprattutto perchè il senso della democrazia e la stessa nostra religione sostengono un principio fondamentale: la libertà. Quella libertà che dalle parole del nostro alleato: “In Libia la donna è più rispettata che in Occidente e negli Stati Uniti” sembra un’insulto o una presa in giro, mentre si cerca di intervenire in sostegno di Sakineh, la donna iraniana condannata a morte per lapidazione perché accusata di adulterio e di complicità nell'omicidio del marito.
Moltissime le alzate di scudo contro questa grottesca esibizione, ma colpisce soprattutto la disarmante assenza di quanti sono stati in prima fila a difendere il Crocefisso nelle scuole e le teorie degli integralisti cattolici. L’ennesimo esempio di doppiogiochismo: la difesa dei valori della Cristianità solo se non lede i propri interessi economici.
valter niselli

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