sabato 7 luglio 2007

Domande in libertà


Oltre ai primi commenti sulle proposte per Caldiero ricevo alcune richieste di informazione. Mi è sembrato opportuno iniziare a raccoglierle in modo ordinato creando un apposito POST dal titolo Domande in libertà. Aggiungete le Vostre domande e, se qualcuno le avesse, anche qualche risposta come commenti a questo messaggio.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei tanto sapere come verranno utilizzate le telecamere (videosorveglianza) che l'Unione dei Comuni ha intenzione di installare anche qui a Caldiero (si è già svolta la gara d'appalto). In che punti verranno installate? A che scopo? Perchè si è scelto questo tipo di controllo alla "Grande Fratello"? E soprattutto i cittadini dell'Unione ne sono a conoscenza visto che saremo "spiati" tutti?

Anonimo ha detto...

VORREI SAPERE PERCHE' I VIGILI DELL'UNIONE DEI COMUNI IN PARTICOLARE QUELLI CHE SONO NELL'UFFICIO IN PIAZZA A CALDIERO (PENSO SIANO GLI STESSI DI COLOGNOLA , ILLASI ECC.)SIANO COSI'" PIENI DI SE'" ARROGANTI E POCO INCLINI A DARE INFORMAZIONI AI CITTADINI CHE SI RECANO ALLO SPORTELLO. MI LAMENTO PERSONALMENTE MA SENTO MOLTE ALTRE PERSONE LAMENTARSI. CHI PUO' DARE "UNA TIRATA D'ORECCHIE" E FAR CAPIRE CHE SONO AL SERVIZIO DEL CITTADINO? GRAZIE SE RIUSCIRO' AD AVERE UNA RISPOSTA.

aldomasconale ha detto...

Umberto chiedo ospitalità per evidenziare questo annuncio,ovviamente confidando nella tua partecipazione.Agli interessati ,a chi ama Caldiero,chiedo di passare parola. Grazie


VENERDI' 6 LUGLIO PRESSO LA SALA CIVICA DI CALDIERO ore 21.00
si terrà un incontro dibattito aperto a tutti i cittadini e a tutte le associazioni di Caldiero sull'intervento edilizio programmato sull'area del vecchio campo sportivo.
Alla serata SARA' PRESENTE IL sindaco Giovanni Molinaroli,cui rendiamo onore per la sensibilità dimostrata.
La serata è organizzata dall'ass. CALDIEROTERME ,cultura archeologia ed eventi , associazione APARTITICA che con l'occasione presenteremo, le cui finalità sono chiaramente espresse nel titolo. In qualità di relatore e a titolo ASSOLUTAMENTE PERSONALE parteciperà l'architetto Flavio Boscagin .
Ribadiamo il carattere APARTITICO della serata la cui finalità e' apportare suggerimenti alternative critiche COSTRUTTIVE all'intervento intendendo la possibilità di una riflessione
migliorativa nell'interesse del paese.

Ribadiamo a scanso di ogni equivoco,ed in tal senso è stato rivolto l'invito a tutte le forze politiche associazioni etc, l'assolutà apartiticità,presente e futura,dell'ASSOC. CALDIEROTERME.

AldoMasconale

aldomasconale ha detto...

Per par condicio posto queste impressioni siglate sabato mattina alle 10.08 sull'incontro dibattito organizzata per la questione "area vecchio campo sportivo".
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La serata anzi l'incontro- dibattito,civile ma animato, ha una doppia lettura:in termini numerici di preesenze NON è stato un grande successo,erano presenti escluso i relatori 37 persone,e sinceramente rispetto alle ns aspettative e l'importanza dell'argomento ci aspettavamo maggior presenza di caldieresi. Non sto a tirare in ballo il periodo la sera blabla ci doveva essere più gente, evidentemente la questione più di tanto non interessa.
Dal punto di vista del dibattito ,l'eterogeneità delle presenze, la presenza del sindaco e di vari consiglieri comunali la diversità di opinioni (anche forte) emersa ,l'interesse che i presenti ,pur non intervenendo tutti ,hanno dimostrato ,significano che a Caldiero forse ci si puo' ancora parlare, forse si puo' provare a parlare su un terreno comune come puo' essere l'interesse per il paese.
Amore sinceramente non ne vedo.

Non voglio fare tirate parapolitiche ,dove c'è sempre la vittoria,per quello che ci aspettavamo non lo è stata,ma credo che se a Caldiero si riuscissero a stemperare veleni contrapposizioni marcate e supponenti a volte, e soprattutto si riuscisse a superare quella diffusa sindrome di santamariagoretti ( pensare di essere i soli vergini puri mentre gli altri no ) che portano ad un certo snobismo, dove interessa di più aver ragione o dimostrare la pochezza dell'altro ,si potrebbe creare quella pulsione culturale e di appartenza (che a Caldiero è assai carente) atta a produrre pensiero per ri- valorizzare i luoghi , la socialità, la qualità del vivere , la qualità del contesto -paese e di riflesso la rivalutazione dei beni materiali.
Perchè il bello la qualità del contesto producono ricchezza per rivalutazione materiale ,ma anche per fruizione diretta ,basta vedere i prezzi delle case dove si è smerdato e dove si è abbellito.
Qualcuno ci ripete spesso che siamo sognatori ,utopisti, che a Caldiero certe cose non interessano,puo' darsi anzi probabile ,ma se si superasse il senso del nemico e il desiderio di dimostrasi migliori degli altri, se si "sognasse " un po di più un paese migliore da lasciare a quelli che verrano , pur "calmando" i furbetti ,i presupposti a Caldiero per arrivare a Caldieroterme, per ricercare il bello ,ci sono tutti.
Nonostante le sole 37 presenze al dibattito.
AldoMasconale - Caldieroterme

Anonimo ha detto...

Siamo "già tutti spiati" e da tempo, se cosi la vogliamo mettere;

ma il tuo "essere spiati", contempla "controllare" o come tu eufenisticamente dici, "spiare" chi si muove nella notte (ed anche di giorno) e compie furti, atti vandalici, danni a cose e chi piu' ne ha piu' ne metta, all'interno del territorio;

ma consentimi, ma perche' sei cosi' spaventato dal posizionamento delle telecamere, cosa affligge il tuo animo dalla presenza di telecamere nel territorio per la sicurezza di tutti, quando si parla costantemente e quotidianamente di sicurezza dai "mass-media" e quando sicurezza si attua, non va ancora bene ?

Anonimo ha detto...

caro Aldo Masconale,

nulla di personale sia chiaro, ma credo proprio perchè molte persone amano Caldiero ed il proprio paese, non abbiano aderito all'iniziativa serale sopra illustrata_

Vox populi

aldomasconale ha detto...

E' meglio la spada (della giustizia) o la poesia (dei visionari)!?
Il poeta è il guerriero della cultura che difende il bello e la sua arma è la parola il verso,la spada è il giudizio e il giudizio è la vendetta dei probi dei retti dei puri?
Ma il progresso per essere bello ha bisogno dei giusti A:M:


Andrea Zanzotto si oppone a un Palasport a Pieve di Soligo
«Distruggono l’ultimo verde»
Il poeta in trincea contro il cemento


PIEVE DI SOLIGO (Treviso). «Con zerte teste che ghe n’è in giro…». A dispetto dell’amara sottolineatura con cui accoglie l’ospite, a 85 anni di inossidabile età, Andrea Zanzotto, uno dei massimi poeti viventi, non è affatto disponibile ad arruolare pure la sua nello stuolo di teste che, in giro per il Bel Paese, sacrificano il paesaggio allo sviluppo. Perciò si è messo di traverso, deciso a salvare l’ultimo angolo verde della sua Pieve di Soligo, dove è nato e dove ha sempre voluto vivere.


Facendone un luogo-simbolo del Veneto stravolto da un’edilizia onnivora, così come sta combattendo in Toscana Alberto Asor Rosa a difesa di Monticchiello. «Mi spiacerebbe vedere il poeta trasformarsi o trasformato in un personaggio di Cervantes», tenta di ironizzare Glauco Zuan, segretario della sezione comunale della Lega; e viene da pensare quanto poco «zerte teste» capiscano di don Chisciotte, e meno ancora dei poeti.


Non sanno, «zerte teste», che il legame di Zanzotto con la terra è profondo e da sempre («se penso che il mio primo libro di versi, nel 1951, l’ho intitolato Dietro il paesaggio…»). E che dunque, oggi come mezzo secolo fa, non riesce ad accettare l’idea di voler costruire un palazzetto dello sport sull’ultimo fazzoletto di verde riuscito fin qui a resistere al cemento: «Io non ho niente contro lo sport, anche se non mi emoziona più come una volta, adesso che ha perso la sua innocenza; guardi cosa si fa in nome del "dio balòn"… Quello che contesto è che sia stato scelto l’ultimo pezzetto di verde ben visibile, lungo una strada che si chiama via Mira proprio per lo spettacolo che si vede dall’alto». E invita a salire, per rendersi conto, sulla collina di San Gallo che domina il quartiere del Piave: «Da lì si vede netta la macchia lebbrosa che si sta dilatando nella pianura».


Non è un’infezione locale: quella lebbra sta corrodendo nell’intera regione i paesaggi immortalati nelle quinte pittoriche di Giorgione, di Tintoretto, di Tiziano. «La marcia di autodistruzione del nostro favoloso mondo veneto ricco di arte e di memorie è arrivata ad alterare la consistenza stessa della terra che ci sta sotto i piedi», denuncia Zanzotto. E descrive lo spessore di questo legame che ha retto per secoli prima di venire eroso dalla logica illogica dello sviluppo a tutti i costi: «In noi c’era una riconoscenza diretta per la terra salvatrice, che non serviva solo a darci sostentamento ma aveva in sé anche i connotati di un rifugio; la sentivamo davvero come "mater tellus", verso di lei avevamo un attaccamento furibondo». Un rapporto quasi inscritto nel Dna della persona: «Ho sempre avuto una forte sensibilità per la natura; fin da bambino, se scappavo di casa dopo aver combinato qualche marachella, andavo a rifugiarmi in un boschetto». A non molta distanza da qui nello spazio, molto più distante nel tempo, monsignor Giovanni Della Casa aveva scelto proprio un bosco per scrivere il suo Galateo.


Era un sentimento condiviso: «Quel paesaggio della mia infanzia era ben coltivato, i contadini ci lavoravano lasciando intatto il fiorire della terra. Poi, un po’ alla volta, si è cominciato a sfruttarla il più possibile, e dagli anni Ottanta stiamo assistendo a un autentico degrado di fronte al quale non possiamo non indignarci: bisogna fermare lo scempio che vede ogni area verde rimasta come area da edificare. Una volta esistevano i campi di sterminio, oggi siamo allo sterminio dei campi».


Nessuna crociata di retroguardia per nostalgia di un piccolo mondo antico, assicura Zanzotto: «Il cambiamento è un moto necessario, ma bisogna vedere con che velocità, come e quando si muove». E invita a imparare dalla natura quale sia l’autentico modello di sviluppo: «Guardate le piante, ciascuna di esse ha il suo criterio per crescere, e a un certo punto si ferma. Oggi invece prevale una formula che sottintende che tutto ciò che accade dovrebbe comunque accadere. Ma così si va contro anche a quel senso estetico del costruire che era connaturato al Veneto di una volta, e che aveva creato le condizioni ideali per i grandi capolavori artistici di questa terra».


Il suo è un appello forte: «Salviamo un prato in ogni paese». E ha cominciato lui per primo, a difesa del verde residuo di Pieve di Soligo («il Palasport lo facciano, ma da un’altra parte»): con una passione così forte che lo stesso governatore del Veneto Giancarlo Galan si è schierato dalla sua parte. Basterà per far cambiare scelta al Comune? «Pararìa», risponde Zanzotto nella dolcezza del dialetto. Sembrerebbe… Il condizionale è di rigore, stando a quanto sostiene il sindaco Giustino Moro, a capo di una civica di centrodestra: «Quell’area è destinata a opere di interesse pubblico per il gioco e lo sport fin dal 1988. Certo, noi non pretendiamo di avere la verità in tasca: mi sono già impegnato pubblicamente perché il Palasport sia di maggior qualità nell’espressione architettonica e nel rapporto con il contesto ambientale». Ma è il posto a essere sbagliato, ribadisce Zanzotto; e a questo punto il pallino torna alla Regione: se vuole tradurre in pratica le parole del suo presidente, deve chiedere la revoca della variante urbanistica che ha sdoganato il progetto.


«Io continuo la mia battaglia per salvare quel piccolo pezzo di terreno, oltretutto di golena antica», assicura Zanzotto; e parla del fiume che ha dato il nome al suo paese, il Soligo, «che qui gira, serpeggia, più in giù scava veri e propri canyon». Lo fa con la stessa intatta passione, con l’identica fresca melodia che animava i suoi versi di un tempo: «Io ti distinguo, cuna delle mie genti», scriveva nel 1960 dei Colli Euganei, «i colli in cui si tacquero / le torbide età prime». «Cuna», la culla. «Bisogna capire che salvare il paesaggio della propria terra è salvarne l’anima e quella di chi l’abita», conclude.
Sulla via del ritorno, scendendo verso la Manhattan di capannoni del quartiere del Piave, capita di passare per una sorta di Scilla e Cariddi della modernità. Sulla sinistra un cartello avverte «vendesi terreno edificabile a uso industriale». Sulla destra, un altro segnala «Grande Guerra-l’ultima battaglia», suggerendo una visita all’antica linea del fronte tra il Piave e il Grappa. E viene da chiedersi chi abbia fatto più guasti al paesaggio, se i cannoni di ieri o i capannoni di oggi.


Per fortuna, lì vicino, una voce indomita si ostina a non cedere alla rassegnazione. E a chiedere di aiutarla a far sì che la poesia non abbia cantato invano.

Francesco Jori

aldomasconale ha detto...

Ciripa ha detto:
caro Aldo Masconale,

nulla di personale sia chiaro, ma credo proprio perchè molte persone amano Caldiero ed il proprio paese, non abbiano aderito all'iniziativa serale sopra illustrata_
Vox populi
13 luglio 2007 12.35

Mi sembra evidente che Ciripa appartiene alla categoria di persone che codificano aprioristicamente, senza prima vedere conoscere e poi decidere se condividere o meno,avvalorare o sminuire .
I manuali traducono la cosa in :preconcetto pregiudizio supponenza ignoranza boria.
Ovviamente nulla di personale.
ditus populi
AldoMasconale

Anonimo ha detto...

Mi sembra evidente che Ciripa appartiene alla categoria di persone che codificano aprioristicamente, senza prima vedere conoscere e poi decidere se condividere o meno,avvalorare o sminuire .
I manuali traducono la cosa in :preconcetto pregiudizio supponenza ignoranza boria.
Ovviamente nulla di personale.


Parole Sante le tue, caro Aldo, per l'appunto tutto ti conoscono, non condividono e non avvallano il tuo pensiero, già in partenza e nei fatti come nella serata da te organizzata; se questa la chiami ignoranza o preconcetto, fai pure, ma la realtà questa è;
Vox populi

nulla di personale
Ciripa