giovedì 12 febbraio 2009

13 Febbraio 2009: Dibattito fusione Caldiero - Colognola

Venerdì 13 Febbraio non si celebrerà solo la Giornata del Risparmio Energetico.
Mi fa piacere segnalarVi il dibattito che si terrà alle ore 20.45, presso l'Istituto per l'Agricoltura in Viale della Stazione a Caldiero, sul tema:

Sei favorevole alla fusione dei comuni di Caldiero e Colognola ai Colli?

Il dibattito è organizzato da un comitato (facente capo al consigliere comunale di Caldiero Giancarlo De Robertis) che intende promuovere un referendum consultivo tra i cittadini dei nostri paesi, proponendo l'unione dei due comuni in un'unica entità amministrativa.

L'idea, per quanto possa essere osteggiata da Caldieresi e Colognolesi "de soca", ha motivazioni interessanti che, secondo me, vale la pena di approfondire. Io ci vado.

Se volete commentare l'idea il blog è a disposizione.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

CALDICOLLI TERME.
E' un'idea vagheggiata da molti anni dagli anziani politici dei dfue paesi.
Ma, il mutare dei "governi" locali ha fatto scemare il fervore dei primi anni novanta.

Non vi è dubbio che la fusione porterebbe niente altro che vantaggi alle due comunità:la solita economia di scala, che altro non significa se non unificazione dei servizi alle famiglie. Unificazione che non potrebbe altro che essere efficacia organizzativa, convenienza economica, miglioramento gestionale, meno burocrazia, risparmio amministrativo, compreso l'abbattimento delle cadreghe dei nostri amministratori e di quelle dell'Unione, che ineluttabilmente si renderebbe inutile e, quindi, da chiudere.

Ma, ci sono i freni: pesanti quelli dei tradizionalisti legati al campanile; inevitabili quelli che scenderebbero dalle protervie dei politici accadregati e miranti a un cielo più alto, cui arrivare, partendo dal trampolino dell'amministrazione comunale.

L'unica via potrebbe essere quella coercitiva, con la modifica di alcuni articoli della Legge sull'ordinamento degli Enti locali, la 267/2000.
Quella sarebbe la vera pressione da esercitare dalla base e su, su fino ai vertici di chi governa il Paese.
Allora si: il Comune di pianura non dovrebbe avere, diciamo, meno di 20.000 abitanti!
Proporrei di fare andare avanti anche questo quesito.
Chissà che allora non si muova la politica del mondo reale.
Se desta qualche interesse, potrei valutare le modifiche alla Legge da proporre alle diverse sfere dell'ingranaggio politico, in uno con la raccolta di firme.
Amen.
Menotti Mainardi.

Anonimo ha detto...

Letto il volantino di Aldo Masconale su L'Opera PIa da Prato, mi è parso opportuno fare il punto come si deve.Ecco perciò le mie notizie, che rimetto alla cortesia del dr Ligorio:

L’ATER E L’INFINITO A CALDIERO.
Ex casa Milani a testimone dello sfregio e del disonore!

Un’interpellanza ha sollevato il caso dell’edificio in ristrutturazione dal 2002: i lavori sono fermi da anni.
Il cronista, infatti, ci ricordava l’iniziativa avanzata dal consigliere dello Sperone, Giancarlo De Robertis Lombardi, che ha portato all’attenzione del Consiglio comunale di Caldiero la vicenda del recupero edilizio dell’ex casa Milani ad opera dell’Ater.
Chiedeva, quasi due anni fa: «Ora serve un intervento politico deciso» A ché il sindaco Molinaroli prontamente rispondeva: «L’Ater ha tempo fino al 30 gennaio (2008 ?)»

Nessun caldierese esperto di come va l’andazzo in Comune avrà creduto una parola. A ragione! Oggi siamo quasi a metà del 2009 e tutto è ancora rudere, immoto e sconcio, dimenticato da oltre un lustro. Come se si trattasse di rovine di periferia abbandonata. Invece la diroccata casa ex Milani è in Via Roma, fa angolo con la piazzetta di Via Salgaria, vecchio centro storico di Caldiero.

Una situazione che si è venuta a creare già dal 2001, allorché l’Opera Pia Da Prato vendette l’immobile all’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale).
L’ATER, a suo tempo, presentò in Comune un progetto di edilizia popolare che prevedeva di ricavare undici alloggi.
I lavori vennero iniziati nel luglio del 2002, ma, dopo poco, vennero interrotti per l’insorgere di irrisolvibili problemi con l’impresa appaltatrice.
Nel luglio del 2005 l’Ater comunicò al Comune che i lavori erano stati affidati ad un’altra impresa.
A seguito di ciò, l’ATER avanzò la richiesta e il Comune concesse due anni di proroga per completare l’intervento,. Intervento che sarebbe dovuto finire nel settembre 2007.
Ma, avendo riscontrato inadeguatezze nel primo progetto, l’ATER ha presentato nel febbraio 2007 una variante. Tale iniziativa ha prodotto a un’ulteriore proroga.

Vale la pena di ricordare quanto si è detto in Consiglio comunale. Siamo alla fine del 2007.
Il consigliere De Robertis, continua: «I lavori tuttavia non sono mai ripresi e i ponteggi del cantiere risultano abbandonati.
C’è stata un’eccessiva tolleranza dell’amministrazione nei confronti dell’Ater. Forse valeva la pena di fare un’attenta valutazione, prima di approvare la variante.
L’Ater non è stata in grado di gestire l’opera. Credo che a questo punto i lavori non riprenderanno più. Ora occorre verificare se quella impalcatura rappresenti un pericolo per i pedoni e per il traffico dei veicoli. L’ufficio tecnico ha scritto più volte all’Ater anche in modo pesante, ma probabilmente ora è necessario un intervento politico deciso».

Il sindaco Giovanni Molinaroli ha risposto: « La verifica del cantiere è stata fatta e l’Ater ha dato rassicurazioni che questo è sicuro, ben chiuso verso l’esterno e in ordine. Si stanno superando delle difficoltà burocratiche con l’impresa e poi i lavori dovrebbero riprendere. Noi abbiamo concesso il tempo limite di un mese e mezzo ( sono già passati invano oltre due anni!) perché l’ATER decida cosa fare. Condurremo nel frattempo dei sopralluoghi per verificare la sicurezza del cantiere».

De Robertis ha sconsigliato l’amministrazione dal dare un ulteriore proroga, «perché così si fa il gioco dell’ATER. Probabilmente l’impresa ha chiesto la revisione dei prezzi e per questo il cantiere è fermo. Ma se entro il 30 gennaio (2008) non riprenderanno, occorre che l’amministrazione intervenga mettendo fine alla vicenda: non possiamo pensare di tenere una situazione del genere per vent'anni».

Il sindaco ha garantito: «Il termine del 30 gennaio 2008 è perentorio, poi vedremo il da farsi».

Mai promessa fu vana. A oggi registriamo, infatti, solo il frettoloso smontaggio della dell’impalcatura eretta ai limiti della strada provinciale e la raffazzonata e pericolosa sistemazione del manto stradale fatta maldestramente al limitare del rudere.

Ma, il quadro assumerebbe altre tinte e inquietanti contorni se potessimo andare agli inizi della vicenda.
Il dilemma parte alla fine degli anni novanta con l’acquisizione dell’immobile di proprietà degli eredi Milani da parte dell’Ipab Opera Pia Co Da Prato.
Operazione mossa, si diceva allora, dalla determinazione dell’Ente di svolgere con maggiore disponibilità di spazi il progetto della Casa per anziani non autosufficienti RSA.
Si sono mossi, perciò, con condivisibili finalità etiche e sociali.
Poi, inopinatamente, nel 2000 le finalità e le ragioni che hanno determinato la vendita dell’immobile all’ATER di Verona sono sorprendentemente cambiate.
Non si trattò più di questione etica e neanche di una finalità sociale, ma di mero opportunismo economico: un affare di compra vendita! Cosa, certamente non rientrante nelle attività e nell’etica Istituzionali di un Ente abbondantemente finanziato dall’Ente pubblico: la Regione Veneto!
Non occorre dire quanto l’Opera Pia ci abbia guadagnato: sta negli atti dell’Istituzione, che si è , allora, pubblicamente giustificata dichiarando che cosi l’Ente ha fatto buona finanza!
Dichiarazioni disdicevoli e, per lo meno, sorprendenti per una ex Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza: allora IPAB, oggi Fondazione!

Non risulta chiaro e spiegabile perché un Ente di Verona abbia mai deciso di spendere oltre 550 milioni di vecchie lire, di quasi dieci anni fa, per comperare un decrepito immobile a Caldiero; perché abbia ipotizzato di realizzare, in una zona storica e centrale, 11 appartamenti per l’edilizia popolare. Operazione inspiegabile, specie alla luce dei principi dell’economia di mercato.
Un’operazione, che si è svolta in uno scenario di contraddizioni, di contrattempi e di critiche, nelle penombre per mancanza di trasparenza e di chiarezza.
Operazione che ha alimentato, fin dall’inizio, il sospetto e la fantasia popolare: l’Ente pubblico che specula!

Abbiamo potuto registrare la contraddizione dell’Ente Opera Pia. Ma anche la crescente sorpresa e la preoccupazione della gente per l’immobilismo di un altro Ente pubblico: l’ATER di Verona, l’acquirente che si è caratterizzato per l’annoso blocco dei lavori.

Tutto ciò ha determinato il disgusto della gente anche per il perdurare della bruttura estetica e la preoccupazione dei concittadini per la precarietà del rudere: vero pericolo per i passanti!

A quei tempi, l’inspiegabile iniziativa provocò lo stupore della gente, non senza qualche malignità, per il mutato disegno e per le inspiegabili manovre dell’Istituzione O.P.
Si alimentò un vociare sotterraneo, un rumoroso dissenso che ancora oggi permane.
Si coglieva lo sconcerto difronte all’incomprensibile scelta di abbandonare il progetto di ampliamento della Casa di riposo con l’acquisizione della casa ex Milani.
Si sentivano ragionamenti per la successiva forzosa acquisizione di un terreno dalla proprietà Fiorini. Meraviglia e sospetti per la rinuncia all’acquisto di un immobile disponibile che avrebbe consentito agli utenti della RSA uno sbocco diretto su Via Roma.
Su questa ultima manovra aleggia il sospetto speculativo degli acquirenti.

Ma, tornando all’ex casa Milani, va detto che .dall’inizio della vicenda sono passati ormai più di nove anni. Par di capire che solo con un miracolo la vicenda potrebbe concludersi prima del decennio dall’avvio.
Non si comprende cosa preveda la variante di cui si parla per l’ultimo rinnovo della concessione edilizia.
Non si evince quali parcheggi, quale verde siano stati previsti. Probabilmente tutto in deroga agli standard edilizi. Ancora assoluta l’incertezza del futuro.

Siamo giunti, cosi, alla conclusione dell’articolo apparso da più di due anni su L’Arena, quando il sindaco Giovanni Molinaroli conclude con “Il termine del 30 gennaio è perentorio,…… poi vedremo il da farsi”.
Il popolo teme di aver capito male e ancora s’interroga: il 30 gennaio di quale anno? 2008? No. 2009 ? No! 2010? Chissà!

Allora, possiamo dire come alla gente siano cadute le braccia, sfinite dal rinnovarsi della delusione per il protrarsi infinito, che sta virando il decennio. Stupefacente l’inutile perentorietà del 30 gennaio: il nulla all’orizzonte!

E poi cosa potrebbe succedere? Niente: si vedrà.
Come se l’Amministrazione non avesse armi per azioni coattive di difesa della dignità cittadina.
Si sta continuando a non agire con la dovuta determinazione.
Pare, anzi, che non si voglia proprio mordere e tentare di smuovere l’inerzia dell’ATER.
Perché, infatti, in tanti anni di attesa, non si è elaborata un’iniziativa risolvente e atta a dare il termine all’ATER di Verona?

Si è ventilata, di recente, la possibilità che il Comune possa “barattare” un terreno in Gardenia, da affidare all’ATER per costruire case PEP, in cambio del “rudere” per farne una piazzetta e …ancora case!

Intanto, il “rudere ex-Milani” è ancora li, a testimonianza della protervia e del disonore di un paese allo sbando!

Menotti Mainardi