venerdì 29 febbraio 2008

Costituita la Commissione Viabilità

Nel mese di Febbraio è stata costituita la Commissione Viabilità.
Presidente delegato dal Sindaco il consigliere Fiorenzo Carpene.
Per aggiornamenti on-line sui lavori della Commissione Vi invito a consultare l'apposito forum, sul sito de Lo Sperone, impostato dall'architetto Flavio Boscagin (membro della commissione).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caldiero: Il disagio s’accresce.
Infrastrutture e vigilanza urbana a braccetto: il distacco dal bisogno.

La mobilità pedonale.
Su L’Arena, il 30 gennaio 2009, Silvino Gonzato l’ha buttata in ridere: «Alla conferenza tenuta al baretto dal ragionier Dolimàn sul tema "Il fratturato medio dei marciapiedi di Verona sta salendo"», scrive la Olga, «erano presenti anche il cavalier Osoppo con una gamba ingessata e altri due avventori che, essendo stati liberati dai gessi pochi giorni prima, si erano portati le radiografie per dimostrare l’infortunio subìto. La Isetta, moglie del Tanica, aveva invece portato le diapositive dei marciapiedi che il ragioniere ha proiettato sulla parete assieme alle radiografie. È stata una conferenza interessante perché a tutti noi è capitato di romperci o slogarci qualcosa camminando sui marciapiedi, specie su quelli della periferia, tanto che, per esempio, io e il mio Gino preferiamo evitarli camminando in mezzo alla strada dove le buse sono meno profonde e le gobbe meno alte».

A Caldiero, i pedoni tacciono i loro guai e ………………... camminano in silenzio. Solo i marciapiedi “nuovi”, come in Via A. De Gasperi e poco altro, ci consentono di camminare in sicurezza: ci salvano dal pericolo d’imbatterci su gobbe e fratture, dislivelli e buche; su pali, radici emergenti e straripamenti di piante; strettoie e auto in sosta permanente; depositi e campane per la raccolta di rifiuti. Un supermercato dell’inagibilità pedonale!
Sui grami marciapiedi, quando ci sono, si incespica anche su altri pericoli e ostacoli. Se si fossero manifestati i vituperi, gli infiniti gemiti e gli allarmi, repressi e intimamente sopiti, di chi calpesta i marciapiedi cittadini, altro che le assemblee al baretto: sentiremmo in Caldiero un’assordante e incessante imprecazione.
Non solo ossa rotte, sui magri spazi verdi i cani domestici, anzi i loro “padroni”, si fanno beffe di ordinanze e della buona educazione; provvedono a rendere la passeggiata sul marciapiede una corsa all’ultima sfida: attenti allo “sporchezzo” dei cani! Occorre viaggiare con gli occhi attenti e mirati a individuare l’incessante serie di depositi che tempesta il marciapiede.
Si potrebbe portare qualche esempio. Ma il malcostume è tanto diffuso, che sarebbe più facile camminare senza incontrare il “cumolo” su quale insozzare le proprie scarpe.
Il marciapiede a Caldiero esiste dove l’hanno posto gli avi o le nuove lottizzazioni.
Nelle età di mezzo, abbiamo quartieri dove il marciapiede è un opzional. Ci sono interi Viali senza marciapiede: vedi viale della Resistenza e viale della Libertà in Gardenia.
Per lo più, sono marciapiedi inclassificabili: sagome a geometria variabile, tutte fuori norma.

La mobilità in bicicletta.
Per quello che riguarda gli spostamenti in bicicletta, aldilà degli eroismi di qualche benemerito concittadino, occorre dire che a Caldiero viviamo nella preistoria e con pericolo incombente per i mal capitati.
Un bel dire che andare in bicicletta si assommano i notevoli vantaggi: alla salute, all’inquinamento, al consumo energetico, al traffico veicolare.
Ma come muoversi sicuri quando la bicicletta occupa una parte della carreggiata non potendo scorrere su vie riservate, sulle ciclopiste, con il rischio di essere travolti dagli autoveicoli in transito? Chi prende la ciclabile, infatti, lo fa per andare da un posto all’altro e sbrigare le sue attività: dalla stazione ferroviaria alla scuola; dalla frazione al Municipio, alla Posta, alla Chiesa, ai negozi e vice versa. Lo fa anche per sport, evidentemente.
Da poco, a Caldiero abbiamo la prima nuova pista ciclabile. Uno spezzone, quello del Viale della Stazione, che non è non ben utilizzabile. Manca, infatti, la contiguità con le “stazioni” di partenza e di arrivo. Lo spezzone serve solo occasionalmente per soddisfare la curiosità, come un breve tratto turistico.
Ma, non è sinergico allo scopo primario: per l’uso corrente e funzionale.
Inutile cercare le ciclopiste nel paese e quelle di collegamento inter comunali: non ci sono e il paese non è servito.

La mobilità degli autoveicoli.
Chi si muove con l’auto deve districarsi sull’inefficienza, sulla precaria scorrevolezza, sull’inadeguatezza e l’insicurezza delle strade.
Ormai non vi è strada urbana che risponda ai bisogni: buche, avvallamenti, rifacimenti d’asfalto, strozzature.
Le strade si prestano a tutto: sosta permanente di autoveicoli, perfino sui marciapiede, “oasi” ingombranti per la raccolta dei rifiuti.
Molte strade sono antiche. Sono rimaste tali a quelle dei tempi del calesse e dei carri trainati dai buoi: strette e prive delle regolamentari cunette, di banchine o marciapiedi.
Cosi, ci sono strade da riprogettare.
Le principali vie d’accesso al paese, partendo dalla Porcilana (Via Catena, Gombion), sarebbero, semplicemente, da riclassificare e trasformare, secondo le prescrizioni del Codice della Strada.
Poi, le strade locali delle borgate: delle Terme, della frazione di Caldierino, dei quartieri Gardenia, Villaggio, El Vivar.
Il Comune, come Ente proprietario, dovrebbe classificare la rete urbana come previsto dal Codice della Strada. Gli stessi enti proprietari hanno il dovere di provvedere alla declassificazione delle strade di loro competenza, quando le stesse non possiedono più le caratteristiche costruttive, tecniche e funzionali.
Si tratta delle strade urbane di quartiere, che dovrebbero prevedere: una carreggiata con almeno due corsie larghe circa 3.00 mt., banchine laterali larghe 1,50 mt., cunette 0,50 mt.
Invece:
• Via Monte Rocca, pur presentando una congrua carreggiata per i due sensi di marcia, è parzialmente dotata di marciapiede, ma stretti e irregolari.
• Via delle Terme manca del tutto di tutele laterali: banchine o marciapiede che siano. Il tratto finale sarebbe tutto da discutere: pericolosa e difficoltosa agibilità del sovrappasso ferroviario e dell’innesto alla strada regionale n. 11.
• Via Gombion è divisa in due tratti. Nessuno rispetta i canoni stradali. Quello che si parte da Via Spezieria è talmente stretto che si è adottata per sicurezza la percorribilità a senso unico. Costringendo l’utente a un lungo circuito su Via San Marco e Colombara per ritrovare via Giare e proseguire a destra verso il centro di Caldiero oppure, girando a sinistra, andare a Caldierino. Ecco, quello è il circuito del Gombion: ricorda “il giro dell’oca”.
• Via Catena sarebbe la direttissima dalla Porcilana al Centro (Rotonda di Pressolvino). Ma il percorso è insidioso per la limitata larghezza della carreggiata e la mancanza di banchine laterali: la strada è semplicemente fuori norma.
• Via Spezieria, pur ri-asfaltata pochi anni fa, si presenta stretta e sprovvista delle regolamentari cunette e banchine laterali.
• Esemplare la sistemazione urbana del marciapiede che, proseguendo da Via Lavandari, è stato fatto su Via Giare, ahimé, sotto misura: dall’incrocio con Via Riva fonda fino ad interrompersi ben prima di arrivare al Cimitero, con i pedoni in balia delle auto. Poi, da Via Giare fino all’incrocio con Via Gombion-Spezieria, costituisce una strada stretta, sprovvista di cunette e banchine laterali.
• Vale la pena di ricordare le pericolose connessioni delle strade locali con la strada Regionale n.11. Rischia l’incidente chi s’immette dalle Vie Don Minzoni, 4 Novembre, 25 Aprile , Pertini e Cà Rizzi.

Le carreggiate asfaltate e in buono stato sono solo alcune.
Quasi tutte le vie locali “urlano” e attendono una ripassata.
Molte sono tempestate da avvallamenti, sconnessioni e presentano l’asfalto di usura ormai irrimediabilmente consunto.
Cosa dire delle Piazze?
A parte la fortunata frazione di Caldierino, è inqualificabile Piazza Marconi; indegna Piazza Marcolungo: dove le piante ingobbite, con le radici in cerca di spazio, chiedono pietà ai botanici; dove il manto, si fa per dire, chiede rumorosamente di essere, almeno, riasfaltato; dove, l’olfatto lascia intendere come le abitazioni non siano collegate alla rete fognaria!

La vigilanza.
Forse per evitare di “contestare” il degrado, la Polizia Urbana dell’Unione Comuni dell’Est veronese, dove partecipa Caldiero, pare ben guardarsi da esercitare l’azione che gli è preposta: di prevenzione e di educazione stradale. Manco la sicurezza distrae dalla scrivania o dal tele-laser gli agenti.
Non si ricorda, dal 2006, la presenza, il presidio di qualche agente per ricordare agli avventori del Mercato del sabato le norme del Codice stradale. Qualche volta si: per multare gli incauti che si avventurano di sabato da Via Caduti del lavoro verso Via D. Alighieri. Divieto solo di sabato. Uno non lo sa o si dimentica e allora: giù multe!
Non si ricorda la presenza di qualche agente per dare sicurezza davanti alle scuole elementari pubbliche e private, alle scuole medie, alle superiori: niente, manco l’ombra! Anzi: lodevolmente solo qualche carabiniere in pensione.
Niente. Nessuno a fare prevenzione agli incroci pericolosi detti sopra, ai due semafori, alle uscite della ZAI, al centro commerciale di Via Vicenza e cosi via.
Forse adesso, smaltita la sbornia dei T-Red, chissà che i nostri rappresentanti non si facciano sentire e promuovano ai responsabili dell’Unione un piano di vigilanza: per dare, almeno, l’impressione di esserci, ma, meglio, per organizzare la prevenzione e la sicurezza alla mobilità cittadina.

E’ ora che il nostro Consiglio comunale si dia una mossa. Si faccia attore presso l’Unione per cambiare sistema; proponga, discuta in Consiglio un piano per il recupero di Caldiero, della sua dignità, della sicurezza dei cittadini e di chi passa da Caldiero.
Chissà che, allora, non si possa modificare la decadente e cupa immagine della città termale!

Menotti Mainardi
Caldiero, 3 febbraio 2009.